Seminario – Identità culturale e valori umani universali

Università di Praga, 4 – 5 Dicembre 1992 Il seminario ha inteso stimolare la riflessione sui problemi pedagogici nelle loro connessioni con concezioni filosofiche e antropologiche, considerando Vico e Comenio come emblematici rappresentanti delle due culture. In particolare si è discusso sulla compossibilità dell’identità culturale con l’universalità dei valori umani in risposta agli imponenti flussi migratori ed ai cambiamenti intervenuti nell’europa Centro Orientale. Atti Pubblicazione: AA.VV., Identità culturale e valori universali: Comenio e Vico, a cura di L. Lepri, Roma, Armando, 1998 Partecipanti: J. Bily, J. Borecky, F. Botturi, I. Bukacova, M. Cerna, P. Cornej, R. Dostalova, J. Fiala, J. Fucikova, V. Jiraskova, J. Kohout, Z. Kolar, J. Kudrna, L. Lepri, V. Mathieu, Z. Neubauer, M.M. Olivetti, R. Palous, L. Paoletti, N. Pelcova, J. Peskova, Z. Pinc, A. Rigobello, M. Sobotka, J. Sokol, S. Sousedik, M. Tardino, P. Valenza, M. Znoj  

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Seminario – Modelli: Scienza e Conoscenza

Università di Praga, 20-21 Novembre 1992 I modelli, in quanto importanti strumenti concettuali di conoscenza, sono stati oggetto di riflessione in ispecie per alcune loro proprietà il cui studio potrebbe ampliare i fondamenti della conoscenza scientifica del modello prospettandolo come portatore di avvicinamento e di integrazione tra le varie scienze. Per questo il convegno ha affiancato relazioni su aspetti teorici relativi al modello a relazioni più specifiche di vari ambiti scientifici. Partecipanti: T. Arecchi, J. Bednar, J. Bicak, P. Blasi, G. Brenci, N. Dallaporta, J. Dvorak, F. Facchini, B. Fajkus, J. Fiala, J. Fischer, V. Frei, S. Galvan, I. M. Havel, I. Iacopini Arecchi, L. Krlin, P. Krtous, V. Kundrat, J. Langer, M. Lokajicek, A. Markos, Z. Neubauer, R. Palous, L. Paoletti, L. Paty, J. Podolsky, E. Pokova, J. Poliva, G. M. Prosperi, O. Semerak, P. Tundo, P. Vopenka. Agenda: VENERDI’ 20 Novembre h. 8,45 Saluto di benvenuto (Aula Parva del Carolinum) Prima sessione Moderatore: P. Blasi (Rettore – Università di Firenze) h.9,00-10,00 Evoluzione biologica e culturale: la lingua è soltanto un mezzo di sopravvivenza, od apre le finestre sulla realtà? F. Facchini (Università di Bologna) Intervento – J. Fiala (Università Carlo IV di Praga) Discussione h.10,00-11,00 I modelli contro

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Seminario – Ricerche sull’economia delle istituzioni: governi e privatizzazione

Università di Praga, 4-5 Ottobre 1992 Il seminario, riprendendo il tema dibattuto in Ciò che il mercato può – e non può fare, si è soffermato sulle forme in cui l’influenza del mercato sulla cultura e sui valori incide sulla possibilità stessa di uno sviluppo umano globale. In particolare si è considerato il rapporto mercato-motivazione individuale-risultati finali e il problema della privatizzazione con riferimento all’esperienza ceca e italiana. Partecipanti: J. Alan, V. Benacek, A. Breton, L. Campiglio, L. Cappugi, J. Chlumsky, E. Chmatalova, F. Delbono, G. Ecchia, G. Galeotti, B. Gui, J. Havel, M. Horniacek, V. Izak, K. Janacek, S. Janackova, J. Kabele, I. Kaderka, J. Kamenicek, M. Kapl, I. Kemenyova, L. Klausova, J. Koderova, K. Kouba, I. Koubek, M. Mejstrik, P. Mertlik, J. Mladek, L. Mlcoch, I. Musu, M. Necadova, A. Nesporova, M. Petrusek, K. Pulpan, L. Rychetnik, M. Sojka, T. Tepper, L. Urban J. Vecernik, A. Wojtina, M. Zak, S. Zamagni Agenda: VENERDI’ 16 Ottobre h. 9,30 – 18,15 h 9,00 – 9,30 Saluto di benvenuto del Rettore dell’Università Carlo IV di Praga, Radim Paolous Prima Sessione Moderatore: Gianluigi Galeotti (Università La Sapienza – Roma) h.9,30-11,00 Mercati, culture e valori Albert Breton (Università di Toronto) Intervento – Jan

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Seminario – Ciò che il mercato può – e non può – fare: Centesimus Annus e il problema della transizione economica in Cecoslovacchia

Università di Praga, 6-7 Marzo 1992 Partendo dalla considerazione secondo la quale i mercati esercitano un’influenza che va oltre l’ambito economico, contribuendo a formare la cultura di un paese, il seminario ha inteso dibattere le linee generali e teoriche del problema, per poi affrontare argomenti più specifici riguardanti la realtà economica della Cecoslovacchia alla luce dell’Enciclica Centesimus Annus, punto di riferimento essenziale in quest’ambito di riflessione. A base del seminario era stata posta la seguente ipotesi di lavoro: il processo di transizione in atto nelle economie dell’Europa Centro-Orientale non può prescindere dalla considerazione che ci sono valori fondamentali che non possono essere sacrificati. È dunque pericolosamente riduttivo concepire la transizione solo in termini di efficienza economica. Un’economia di mercato non può durare a lungo se non è in grado di attingere a valori come onestà, fiducia, libertà e solidarietà. In questo senso, l’enciclica Centesimus Annus costituisce un fondamentale punto di riferimento e un efficace punto di partenza per l’analisi dei processi in atto. Atti Pubblicazione: AA.VV., What Markets Can and Cannot Do: the Problem of Economic Transition in Central Eastern European Countries, edited by M. Sojka and S. Zamagni, Roma, Nova Spes International Foundation Press, 1992 Partecipanti: G. Bajak, V.

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Convegno Internazionale – Presentazione dell’Orizzonte di pensiero di Nova Spes

Roma, 26 Aprile 1982 Alla luce di un’attenta riflessione si è pervenuti all’elaborazione di un’antropologia che considera l’uomo come un soggetto operante la sintesi delle dimensioni del suo essere. In quest’ottica la globalità è l’elemento base per la fondazione dello sviluppo umano qualitativo in risposta alla “crisi” dell’uomo e dei valori. Partecipanti: Ancarani, GL. Bergagio, F. Bonacina, M. Brighi, L. Cappugi, R. Cecchini, C. Chabanis, M. Ciry, P. de Calan, J. de Vogué, L. Derwa, A. Fazio, F. König, J. de Lovinfosse, R. Montagne, R. Marziantonio, L. Mazzei, P. Pace, L. Paoletti, H. Pasqua, C. Pellegrini, J. Rivière, C. Sturdza, J. Thomas, J. Troesch, J. Zeegers

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2010

Il valore aggiunto culturale a cura di Stefano Zamagni Tra la cultura come attività e la cultura come prodotto c’è uno scarto: si tratta del valore aggiunto. Poiché individuarlo e misurarlo è difficoltoso, la sua funzione di fattore di sviluppo anche economico sfugge. Il numero 4/2010 di «Paradoxa», curato da Stefano Zamagni, apre il dibattito: come quantificare l’immateriale per farne oggetto di investimento? Sarebbe più esatto dire che il fascicolo prosegue un dibattito, esattamente quello che era stato aperto da «Paradoxa» 1/2009: Quando il capitale è la cultura. Lì si ragionava del ruolo delle fondazioni bancarie e culturali e della necessità di affrontare la questione del «capitale culturale» proprio in un tempo di crisi economica, culturale e valoriale; qui si propone a partire da quei primi risultati l’introduzione di una grandezza nuova, il valore aggiunto culturale (Vac), appunto. Si tratta più precisamente di un intreccio di parametri studiati ad hoc, e presentati nel contributo di Zamagni, i quali fanno capo sul piano teorico a un passaggio più che mai decisivo: il passaggio da una nozione statica a una nozione dinamica e propulsiva di cultura. La tesi nodale si può riassumere così: «la cultura è un’attività e non un prodotto» (dall’Editoriale

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 3 – Luglio/Settembre 2010

Parole per un nuovo welfare a cura di Leonardo Becchetti La crisi finanziaria e la riforma del federalismo fiscale obbligano a un ripensamento del sistema di welfare, che dovrebbe appoggiarsi meno sullo Stato per responsabilizzare maggiormente la società civile. Si apre così la via ad un «welfare delle opportunità», che ponga al suo centro la persona non come soggetto passivo ma come protagonista attivo della ricostruzione di una solida rete sociale. La sfida può essere vinta? Inclusione, responsabilità, efficienza, sussidiarietà sono le parole d’ordine per il nuovo welfare, nella proposta del fascicolo curato da Leonardo Becchetti, Ordinario di Economia politica. Se, come ricorda Olivero, questa trasformazione consiste nella transizione da un modello lavoristico e fordista a un welfare delle responsabilità, essa procede di pari passo con la riscoperta di un’idea alta di crescita, in direzione di un capitalismo «associativo» e «socialmente responsabile» (Ciampani), in cui un ruolo centrale può essere assolto dai sindacati, o ancora dalle organizzazioni no profit (Decastri): più in generale, dall’individuo nella sua dimensione pubblica (Dotti). Caselli adotta l’angolo visuale della città e parla di «solidarietà creativa», Mennini analizza disfunzioni e costi del sistema sanitario. È, in tutti questi casi, la relazionalità il fuoco del fascicolo, fermo

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 2 – Aprile/Giugno 2010

Il Mestiere del filosofo a cura di Vittorio Mathieu Quali sono oggi le possibili declinazioni – o «travestimenti» – del mestiere del filosofo? Il philosophical counseling, il coaching organizzativo, la formazione aziendale, la consulenza etica nelle strutture sanitarie, sono imbarbarimenti della nobile figura del filosofo o altrettanti modi in cui oggi la società formula le sue legittime richieste di senso? Questa «filosofia in situazione» non rischia di veder anestetizzato, tramite compenso, il suo libero potenziale critico? Il fascicolo 2/2010, affidato alla curatela di Vittorio Mathieu, è nato nell’ambito della ricerca Prin condotta nel 2008 dalla Fondazione Nova Spes e si misura con un dilemma che è almeno tanto antico quanto il «mestiere» – o bisognerebbe dire «professione»? – del filosofo. Già Platone, sottolinea Mathieu, disprezzava i sofisti che insegnavano la sophìa in cambio di denaro. E definiva la filosofia quale esercizio del pensiero che ha origine nel thauma, la passione che stupisce e sgomenta, come ricorda U. Curi, il quale su queste basi argomenta la problematicità e persino l’«abusività» di qualunque discorso sulla filosofia concepita come mestiere. Se Guido Traversa muove dall’aspetto di più stretta attualità, quello delle pratiche di consulenza filosofica affermatesi negli ultimi anni, Stefano Semplici, tenendo presente

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2010

Riprogettare l’Università a cura di Paolo Blasi e Emanuela Stefani La sfida dell’università si configura nella tensione tra due poli, la diffusione della istruzione superiore di massa, da un lato, e dall’altro, l’avvento dell’«economia della conoscenza», in direzione di un raggiungimento di livelli di qualificazione sempre più sofisticati. «Paradoxa» 1/2010 si interroga sulle risposte fornite a questa sfida dal Ddl università (Gelmini). Gli autori coprono un ampio spettro di voci, dagli studiosi di sistema ai Presidenti di organismi di rappresentanza dell’università, dai rettori ai ricercatori. Il fascicolo non si propone di aggiungere al dibattito l’ennesima opinione, ma di offrire un confronto libero e un quadro informativo solido e documentato. Non risparmiando gli aspetti concreti e progettuali, i contributi si sottraggono tuttavia alla tentazione di facili dichiarazioni programmatiche. Le questioni affrontate, e discusse in seguito all’uscita della rivista (si è svolta il 13 maggio la tavola rotonda Riprogettare l’università. La parola agli Atenei, con gli interventi di rettori italiani), sono numerose: governance, inadeguatezza dei sistemi di valutazione, frammentarietà dei processi di riforma, assenza di autonomia, mancata attenzione alla pluralità di esperienze del sistema italiano, regionalizzazione delle università, sinergia università-impresa e infine l’irrisolta questione delle università non statali, su cui pone l’accento,

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Paradoxa, ANNO III – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2009

Dove sta la coscienza? a cura di Marta Olivetti Belardinelli Quali eventi corporei manifestano la coscienza (e quali no)? Non è solo un problema teorico affascinante: immediati e talvolta drammatici i risvolti pratici. Si pensi soltanto all’evoluzione del libero arbitrio nel contesto degli sviluppi tecnologici odierni, che si mostrano potenzialmente in grado di distruggere la stessa possibilità di esercitare un volere conscio. «Paradoxa» 4/2009 offre, con la curatela di Marta Olivetti Belardinelli, una panoramica delle acquisizioni contemporanee nei diversi settori disciplinari interessati: filosofia, fenomenologia, robotica, computazione, psicologia, psicoanalisi, psicoterapia. La cautela adottata è quella di evitare gli scogli di una meta-definizione astratta del concetto di coscienza, indipendente cioè dalle sue manifestazioni nei sistemi cognitivi naturali e artificiali. Ognuno dei contributi non solo tenta di reagire, così, alle sollecitazioni derivanti dalle diverse branche elencate, ma fornisce anche un quadro delle possibilità di riposta alla domanda sulla sostanzialità della coscienza. Nell’articolare tali risposte, gli autori mostrano «sul campo» come la definizione degli stessi fenomeni e le modalità di accertamento varino anche internamente alla medesima disciplina, lungo un arco che va dalla semplice reazione non casuale a stimoli ambientali sino alla più alta consapevolezza della reazione stessa. Questi e altri spunti offerti dal

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