Paradoxa, Anno XVII – Numero 2 – Aprile/Giugno 2023

I nuovi equilibri geopolitici a cura di Emidio Diodato Lo specifico del «paradigma geopolitico» consiste nel complicare l’idea che lo spazio sia il semplice scenario, politicamente indifferente, di forze e conflitti che si dispiegano secondo leggi del tutto autonome e che si riflettono poi in una certa configurazione di confini e suddivisioni territoriali, che lo spazio si limita a subire. Non che la geografia non sia anche il risultato della politica : è la politica che dà senso allo spazio e non viceversa. Ma lo spazio non è solo un ricettacolo passivo, come emerge già solo dal fatto che ‘senso’ è un concetto in sé strutturalmente spaziale, per cui avere un senso significa essere orientato in una certa direzione. Il punto della geopolitica è che lo spazio geografico nudo e crudo, quello brutalmente materiale, scabro, mai del tutto riassumibile nella levigatezza delle forme geometriche con cui si prova a rappresentarlo, ‘curva’ qualsiasi azione abbia luogo (appunto) sul piano della politica internazionale, perché contribuisce in modo determinante a suggerirla, legittimarla, agevolarla o ostacolarla. Chi voglia parlare o scrivere di crisi dell’Occidente (e sono in molti) ha l’obbligo di definire con ragionevole precisione che cosa significa ‘crisi’ e che cosa è l’Occidente.

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Paradoxa, Anno XVII – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2023

Copertina

Orgogliosamente Occidente a cura di Gianfranco Pasquino Chi voglia parlare o scrivere di crisi dell’Occidente (e sono in molti) ha l’obbligo di definire con ragionevole precisione che cosa significa ‘crisi’ e che cosa è l’Occidente. Questo esercizio di rigore cambia la prospettiva: la retorica del declino ha fatto il suo tempo ed è venuto il momento di pensare, articolare, rivendicare i motivi d’orgoglio (e sono molti) di appartenere a questo crocevia di geografia e storia, cultura, politica democratica, valore della persona.    

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Paradoxa, Anno XV – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2021

copertina piccola Paradoxa

  Il ridotto del Parlamento a cura di Pino Pisicchio   «Taglio»: questa la parola d’ordine lanciata dal Movimento 5 Stelle. Obiettivo: la riduzione del numero dei parlamentari. I rappresentanti delle due Camere, nel nome di una rinnovata credibilità istituzionale o del desiderio di interpretare il sentire comune, hanno quindi detto ‘sì’ alla riforma che ne riduceva il numero. Ma ridurre significa ‘sfrondare’ il superfluo o, semplicemente, ‘togliere’ un po’ di quel che c’è? Allo stato attuale delle cose, la riforma approvata solleva questioni problematiche: che funzioni ha un Parlamento ridotto rispetto al governo? Che conseguenze ci saranno per la forma-partito? Quali ripercussioni sulla legge elettorale? In generale, è in gioco una complessiva restrizione del campo d’azione del Parlamento. Una pericolosa riduzione della sua rappresentatività. Indice:

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Paradoxa, Anno XV – Numero 3 – Luglio/Settembre 2021

    Oltre la pandemia a cura di Leonardo Becchetti   Pensare la pandemia significa anzitutto pensare il tipo di comunità nella quale riteniamo possibile e giusto affrontarla. E questo vale a più livelli. Anzitutto, fare i conti con il Covid ha imposto una seria riflessione su quella che la comunità stessa potrebbe definire – con un termine abusato ma efficace –resilienza: andare ‘oltre’ la pandemia significa allora migliorarsi sul piano politico, economico, sanitario. C’è però un altro livello, più strutturale: secondo quale visione etica, religiosa, sociale orientiamo questo miglioramento? In gioco, qui, è la tenuta sociale stessa: ne va della comunità in quanto tale. Senza un nuovo, comune orizzonte di senso, senza una proposta di sviluppo umano e sociale integrale, la pandemia non avrà avuto nulla di realmente nuovo da insegnarci. Indice:      

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Paradoxa, Anno XV – Numero 2 – Aprile/Giugno 2021

Dopo. Aspettative speranze previsioni a cura di Gianfranco Pasquino   Un giorno, forse, guardandoci indietro, sapremo dire cosa e quanto è cambiato ‘dopo’ la pandemia. Adesso, con appena un piede fuori, e attestandoci sulle nostre competenze, quel che possiamo chiederci è come sia cambiata la politica. Il Covid ha innescato o accelerato una crisi? Contro ogni aspettativa, parrebbe di no. Semmai, può fungere bene da lente per gettare luce su alcune questioni che, quasi a raggiera, alla politica fanno capo: le diseguaglianze lavorative, i problemi economici, le carenze del sistema sanitario, le criticità della scuola, l’accelerazione del digitale. Ed ecco lo stato dell’arte, perché nessun ‘dopo’ è possibile senza il suo ‘prima’. Ma quali possibili traiettorie abbiamo, da qui? È rispondere a questa domanda la vera sfida che ci si presenta oggi.   Indice:  

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Paradoxa, Anno XV – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2021

Verso quale mondo a cura di Paolo Pombeni Siamo nel pieno di un’epoca di ‘transizione’. Quella, cioè, tra la modernità e qualcosa di nuovo: alcuni l’hanno chiamata ‘post-modernità’, ma è un’espressione che non convince fino in fondo. Cosa cambia? In una parola, forse banale: la società. Colpa/merito della pandemia? No. Non del tutto, almeno: si tratta di mutamenti in nuce già da decenni, che l’emergenza Covid ha semmai accelerato. Questo numero sonda il presente e interroga il futuro da più fronti: il lavoro e l’economia, le relazioni internazionali, il dibattito culturale, la religione cristiana, il modo di esercitare i propri diritti. Molteplici aspetti di un mutamento più strutturale, che taglia la società in modo trasversale: quello della soggettività, polarizzata nei termini di una ‘singolarità’ irriducibile, inattaccabile, rispetto a cui il bene comune sembra cedere silenziosamente, e irrimediabilmente, il passo.   Indice:  

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Paradoxa, Anno XIV – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2020

Fine della storia? a cura di Giovanni Belardelli Perché è importante sapere quando Cesare ha passato il Rubicone? Cosa significa realmente ‘Medioevo’? Che differenza fa collocare Napoleone nel XIX secolo piuttosto che nel XII? Contestualizzare gli eventi del passato senza schiacciarli sui valori del presente è il vero senso storico che oggi sembra in crisi. Politicizzata o appiattita sul presente, ridotta a successione di date o disancorata dai fatti, condannata o reinventata, la storia appare svuotata del suo significato. Ma qual è, in fin dei conti, il suo significato? Dare una risposta può essere un’operazione meno ovvia di quanto appaia.   Indice:  

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Paradoxa, Anno XIV – Numero 3 – Luglio/Settembre 2020

La Comunicazione al posto della politica a cura di Mario Morcellini e Michele Prospero La politica si sta trasformando nella narrazione che è in grado di offrire di sé. La comunicazione, peraltro, soprattutto nella dimensione digitale, impone i suoi codici, i suoi linguaggi, le regole del ‘suo’ gioco al dibattito pubblico. Lo spazio virtuale spesso plasma letteralmente la realtà: ‘vero’ non è più ciò che corrisponde ai fatti ed è verificabile con dati oggettivi, ma ciò che persuade il sentire comune; ‘reale’ è ciò che viene creduto tale. I media diventano luogo privilegiato non solo di confronto, bensì di costruzione del consenso. Questo numero intende mettere a fuoco caratteristiche e indicatori di tale fenomeno, evidenziandone tratti e criticità.   Indice:    

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Paradoxa, Anno XIV – Numero 2 – Aprile/Giugno 2020

Essere (o non essere) italiani a cura di Gianfranco Pasquino La posta in gioco, quando ci si interroga sull’identità nazionale, è la possibilità di un sentire comune (vissuti, storie, valori, tradizioni), dal quale ‘noi’ italiani abbiamo spesso la tentazione di chiamarci fuori. Un sentimento del ‘non’, vale a dire la resistenza ad accettare quel che siamo senza averlo scelto. Forse dipende dal guardare a noi stessi come soggetti tutti ‘moderni’, cioè autonomi, responsabili, liberi di deciderla, la propria identità. Ma occorre fare i conti con la realtà che non tutto è scelto, voluto. Bisogna riconciliarsi con il fatto che, comunque la si metta, l’essere italiano precede il non sentirsi tale.   Indice:

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Paradoxa, ANNO XIV – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2020

L’eterno crepuscolo della politica a cura di Marco Valbruzzi Quel che appare una novità tipica della nostra epoca di decadenza, accompagna, in realtà, da sempre e da subito, la politica come altra faccia della stessa medaglia, come la possibilità, iscritta nella sua stessa essenza, di rovesciarsi nel suo contrario. Pur nell’analisi lucida e impietosa delle ragioni diversificate di crisi, e dei motivi per cui quest’ultima assume oggi tratti del tutto peculiari, crisi dello stato-nazione, tramonto dei partiti, fine delle grandi ideologie, il fascicolo conclude sull’idea che la politica può conoscere momenti di crisi più o meno acuta, ma non scompare mai dall’orizzonte degli uomini.   Indice:

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