Laura Paoletti – MADRI, OGGI. PER UNA DOTTA IGNORANZA
(editoriale di Paradoxa 3/2017) Ignori per qual via lo spirito entra nelle ossa dentro il seno d’una donna incinta (Qo 11,5) Il problema è tutto nel plurale. Se si potesse intendere il termine ‘madri’ come una semplice iterazione sul piano quantitativo, come clonazione di una nozione solidamente definita, sarebbe tutto decisamente più semplice: ogni singola madre empirica sarebbe – per ricorrere ad una metafora musicale – una variazione sul tema, sull’unico tema della Madre archetipica, e basterebbe un po’ di orecchio per cogliere l’eventuale nota stonata che trasforma la variazione in un altro tema o, peggio, in una stecca: questo è ‘maternità’, questo no; fin qui sì, oltre no. Il problema è che oggi – l’‘oggi’ della modernità e della tecnica, del decremento della fertilità e della proliferazione dei diritti – il plurale lavora ad un livello assai più profondo. Si moltiplicano le madri (virtualmente possibili) di un unico figlio, perché la madre genetica (dell’embrione) non necessariamente coincide con quella che partorisce il nuovo nato, che non necessariamente coincide con quella che se ne prenderà cura. Si moltiplicano, disarticolandosi, gli aspetti biologici, psicologici e cronologici della generazione: così che la ‘madre’ che si desidera essere arriva molto in ritardo rispetto