Paradoxa, ANNO I – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2007

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Conflitto e identità a cura di Laura Paoletti «Paradoxa ritiene che un pubblico a cui rivolgersi esista. Pensa, in particolare, a coloro che fondano la propria identità su ben sviluppate certezze, e tuttavia convivono volentieri con la portata delle proprie domande». Con queste parole, dall’Editoriale della Direttrice Laura Paoletti, «Paradoxa» dà il via nel 2007 alla propria storia. La scelta del tema non è casuale. Proprio sulle possibili declinazioni del conflitto la Fondazione Nova Spes è andata riflettendo negli anni, nel corso di incontri e convegni: conflitto e immagine, conflitto e mercato, conflitto e regole, conflitto e vita, e ancora, conflitto e identità – il binomio che figura, appunto, nel titolo del primo fascicolo. Si potrebbero applicare alla storia e alla vocazione stessa di «Paradoxa», allora, le riflessioni introduttive svolte nel numero 1/2007 dal filosofo Vittorio Mathieu, Direttore Responsabile della rivista. Il conflitto non è di per sé distruttivo, perché per costruire la propria identità è necessario essere riconosciuti e riconoscere. Come mostrano i casi di competizione, e come rivela una lunga tradizione di pensiero filosofico e di concreti esempi storici, le tensioni dei conflitti possono essere molto proficue se governate da opportune regole. Su questo presupposto, di cui «Paradoxa»

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L’occasione perduta dei liberali

Gianfranco Pasquino L’intervento di Cofrancesco è viziato da una premessa sbagliata. Il fascicolo “Liberali, davvero!” non intende affatto essere una replica a “Quelli che… la democrazia”. Nessuno di noi veniva colà criticato e, personalmente, condivido molte delle critiche rivolte a quei sedicenti (sic) democratici. I contributi a “Liberali, davvero!” stanno in piedi, alti e ritti, da soli senza bisogno di nessun antenato e nessun supporto. Mirano a mettere in rilievo le inadeguatezze, le contraddizioni, le problematiche irrisolte nelle analisi della politica italiana e della (quasi inesistente) etica pubblica di alcuni sedicenti (sic) liberali, ovvero di commentatori e studiosi che tali, orgogliosamente, si dichiarano. Il richiamo ai classici non è esercizio da eruditi, ma è essenziale per ripensare oggi il liberalismo, non solo italiano. Non capisco perché Cofrancesco e altri ci accusino di anti-berlusconismo, un tema assolutamente marginale nei nostri capitoli. Giusto, invece, lo ribadisco, criticare coloro che non criticano le caratteristiche illiberali del berlusconismo: conflitto di interessi, interpretazione della sovranità popolare, uso strumentale della religione, insistita sfida alla separazione dei poteri, duopolio televisivo. Non capisco, poi, perché Cofrancesco scriva addirittura trenta mila battute se ritiene che, cito, “rispondere alle argomentazioni dei liberali davvero, è tempo sprecato”. Nessuno di noi, collaboratori

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