Paradoxa, ANNO II – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2008

La Paura come attore politico
a cura di Vittorio E. Parsi

Le declinazioni della paura sono così numerose da sollevare la domanda se la paura stessa non si leghi originariamente alla vita. È questo il presupposto, radicale, da cui prende le mosse il fascicolo I/2008 di «Paradoxa» a cura di V.E. Parsi, Professore di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed editorialista di Avvenire. Se la paura è all’origine della vita, essa è della politica al contempo origine e potenziale limite. Incertezza e insicurezza sono infatti la causa principale del rapporto di obbligazione. Compito delle istituzioni liberali, tuttavia, è oggi proprio quello di superare il trade-off paura/libertà. Di fronte alle sfide del terrorismo su cui riflette M. Cox occorre cioè trasformare la paura della libertà in una più propositiva paura per la libertà. Si delineano nel numero, così, problemi e possibili soluzioni. Tra i primi: mafia, mercato, potere sovrano, ruolo dei media e linguaggio della paura, perdita delle sicurezze tradizionali a fronte della crisi della modernità. Tra le soluzioni, l’evocazione del principio della «nonpaura» proprio della cultura indiana, e alcune istanze più concrete: valorizzazione del capitale sociale, accentuazione della singolarità personale, trasformazione dell’esitazione in consapevolezza della complessità. Una ricca sezione non monografica, con un’intervista a Corey Robin e riflessioni «a più voci» correda il fascicolo, preparato da un seminario svoltosi nel 2007 e presentato il 18 giugno 2008 in un incontro presso la Libreria Croce. Presenti il curatore e Stefano Dambruoso, Magistrato della Procura di Milano con esperienze nel campo dell’antimafia e dell’antiterrorismo.


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