Paradoxa, ANNO V – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2011

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Merito/Uguaglianza a cura di Vittorio Mathieu La sezione monografica del primo fascicolo di «Paradoxa» 2011, a cura di Vittorio Mathieu, affronta una questione quanto mai spinosa, quella del «merito». Tradizionalmente in Italia si invoca il merito come panacea. Ma è un criterio morale o di efficienza? E al merito va sempre subordinato il principio di uguaglianza? Il fascicolo definisce sin nella configurazione grafica della copertina una scala ideale, i cui estremi sono appunto rappresentati dal principio del merito, da un lato, e dal principio dell’uguaglianza, dall’altro, da prospettive tematiche distinte eppure connesse: diritto, mercato, politica, scuola e formazione. Prendiamo ad esempio due posizioni agli antipodi, quella di Francesca Rigotti e quella di Vittorio Mathieu. La prima intitola il suo contributo Contro il merito e argomenta: la riproposizione dei criteri di merito ed eccellenza è il frutto della svalutazione del concetto di uguaglianza, che andrebbe rimesso in valore. Il secondo, all’opposto, evidenzia come il merito sia un compito socialmente doveroso. Entrambi convergono però nello smantellare un presupposto diffuso e indiscusso, quello per cui il merito sarebbe un concetto etico-morale. Filo rosso del fascicolo è dunque il carattere problematico del merito, che non va in ogni caso interpretato come imperativo assoluto, ma

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2010

Il valore aggiunto culturale a cura di Stefano Zamagni Tra la cultura come attività e la cultura come prodotto c’è uno scarto: si tratta del valore aggiunto. Poiché individuarlo e misurarlo è difficoltoso, la sua funzione di fattore di sviluppo anche economico sfugge. Il numero 4/2010 di «Paradoxa», curato da Stefano Zamagni, apre il dibattito: come quantificare l’immateriale per farne oggetto di investimento? Sarebbe più esatto dire che il fascicolo prosegue un dibattito, esattamente quello che era stato aperto da «Paradoxa» 1/2009: Quando il capitale è la cultura. Lì si ragionava del ruolo delle fondazioni bancarie e culturali e della necessità di affrontare la questione del «capitale culturale» proprio in un tempo di crisi economica, culturale e valoriale; qui si propone a partire da quei primi risultati l’introduzione di una grandezza nuova, il valore aggiunto culturale (Vac), appunto. Si tratta più precisamente di un intreccio di parametri studiati ad hoc, e presentati nel contributo di Zamagni, i quali fanno capo sul piano teorico a un passaggio più che mai decisivo: il passaggio da una nozione statica a una nozione dinamica e propulsiva di cultura. La tesi nodale si può riassumere così: «la cultura è un’attività e non un prodotto» (dall’Editoriale

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 3 – Luglio/Settembre 2010

Parole per un nuovo welfare a cura di Leonardo Becchetti La crisi finanziaria e la riforma del federalismo fiscale obbligano a un ripensamento del sistema di welfare, che dovrebbe appoggiarsi meno sullo Stato per responsabilizzare maggiormente la società civile. Si apre così la via ad un «welfare delle opportunità», che ponga al suo centro la persona non come soggetto passivo ma come protagonista attivo della ricostruzione di una solida rete sociale. La sfida può essere vinta? Inclusione, responsabilità, efficienza, sussidiarietà sono le parole d’ordine per il nuovo welfare, nella proposta del fascicolo curato da Leonardo Becchetti, Ordinario di Economia politica. Se, come ricorda Olivero, questa trasformazione consiste nella transizione da un modello lavoristico e fordista a un welfare delle responsabilità, essa procede di pari passo con la riscoperta di un’idea alta di crescita, in direzione di un capitalismo «associativo» e «socialmente responsabile» (Ciampani), in cui un ruolo centrale può essere assolto dai sindacati, o ancora dalle organizzazioni no profit (Decastri): più in generale, dall’individuo nella sua dimensione pubblica (Dotti). Caselli adotta l’angolo visuale della città e parla di «solidarietà creativa», Mennini analizza disfunzioni e costi del sistema sanitario. È, in tutti questi casi, la relazionalità il fuoco del fascicolo, fermo

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 2 – Aprile/Giugno 2010

Il Mestiere del filosofo a cura di Vittorio Mathieu Quali sono oggi le possibili declinazioni – o «travestimenti» – del mestiere del filosofo? Il philosophical counseling, il coaching organizzativo, la formazione aziendale, la consulenza etica nelle strutture sanitarie, sono imbarbarimenti della nobile figura del filosofo o altrettanti modi in cui oggi la società formula le sue legittime richieste di senso? Questa «filosofia in situazione» non rischia di veder anestetizzato, tramite compenso, il suo libero potenziale critico? Il fascicolo 2/2010, affidato alla curatela di Vittorio Mathieu, è nato nell’ambito della ricerca Prin condotta nel 2008 dalla Fondazione Nova Spes e si misura con un dilemma che è almeno tanto antico quanto il «mestiere» – o bisognerebbe dire «professione»? – del filosofo. Già Platone, sottolinea Mathieu, disprezzava i sofisti che insegnavano la sophìa in cambio di denaro. E definiva la filosofia quale esercizio del pensiero che ha origine nel thauma, la passione che stupisce e sgomenta, come ricorda U. Curi, il quale su queste basi argomenta la problematicità e persino l’«abusività» di qualunque discorso sulla filosofia concepita come mestiere. Se Guido Traversa muove dall’aspetto di più stretta attualità, quello delle pratiche di consulenza filosofica affermatesi negli ultimi anni, Stefano Semplici, tenendo presente

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Paradoxa, ANNO IV – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2010

Riprogettare l’Università a cura di Paolo Blasi e Emanuela Stefani La sfida dell’università si configura nella tensione tra due poli, la diffusione della istruzione superiore di massa, da un lato, e dall’altro, l’avvento dell’«economia della conoscenza», in direzione di un raggiungimento di livelli di qualificazione sempre più sofisticati. «Paradoxa» 1/2010 si interroga sulle risposte fornite a questa sfida dal Ddl università (Gelmini). Gli autori coprono un ampio spettro di voci, dagli studiosi di sistema ai Presidenti di organismi di rappresentanza dell’università, dai rettori ai ricercatori. Il fascicolo non si propone di aggiungere al dibattito l’ennesima opinione, ma di offrire un confronto libero e un quadro informativo solido e documentato. Non risparmiando gli aspetti concreti e progettuali, i contributi si sottraggono tuttavia alla tentazione di facili dichiarazioni programmatiche. Le questioni affrontate, e discusse in seguito all’uscita della rivista (si è svolta il 13 maggio la tavola rotonda Riprogettare l’università. La parola agli Atenei, con gli interventi di rettori italiani), sono numerose: governance, inadeguatezza dei sistemi di valutazione, frammentarietà dei processi di riforma, assenza di autonomia, mancata attenzione alla pluralità di esperienze del sistema italiano, regionalizzazione delle università, sinergia università-impresa e infine l’irrisolta questione delle università non statali, su cui pone l’accento,

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Paradoxa, ANNO III – Numero 2 – Aprile/Giugno 2009

Seven. Crisi capitale & peccati globali a cura di Luigi Cappugi Il fascicolo di «Paradoxa» curato da Luigi Cappugi legge la crisi attraverso una chiave inedita. Il filo narrativo viene rintracciato nell’apparato simbolico offerto dai sette peccati capitali. Ogni autore ci accompagna così in una discesa all’inferno del nostro tempo, una discesa che non nega anzi prelude a un’offerta di speranza. Superbia: nei contributi di Vitale e Cappugi, ci riporta alle deviazioni economiche dei nostri anni e alla gestione della superpotenza Usa, che nella sua attitudine a considerarsi nazione eletta traina il mondo verso un modello di crescita basato sul debito. Avarizia: per Zamagni e Motterlini è la radice peccaminosa di quel comportamento umano che, per natura tendente alla passione acquisitiva, ha finito per legittimare l’avidità sulla base dell’ethos dell’efficienza. Lussuria: nel suo dominio ricade per Vittorio Mathieu persino l’immissione di nuova liquidità, soluzione illusoria alla crisi. Ira: emozione negativa da cui originano per Carlo Jean il conflitto e la guerra, è al contempo positiva nella sua capacità di generare coesione ed eroismo. Gola: il fondatore di Slow Food Carlo Petrini considera peccato non la gola in sé, ma l’eccesso e lo spreco, la furia omogeneizzante della società dei consumi.

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Paradoxa, ANNO III – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2009

Quando il capitale è la cultura a cura di Laura Paoletti Gli istituti e le fondazioni culturali possono svolgere una funzione insostituibile per il Paese: a patto che siano disposti a ripensarsi e a collaborare, al fine di intercettare le nuove esigenze della società. Quali sono le strategie per valorizzare al meglio il capitale culturale? Che cosa significa fare politica culturale? Cercando una riposta a questi interrogativi, il numero apre il filone di ricerca poi confluito nel fascicolo 4/2010 di «Paradoxa». Gli autori cercano di forzare lo schema che costringe a ragionare di cultura in termini di «beni culturali», di superare cioè l’idea che la assimila a un bene, a una cosa tra le cose. Di contro alla visione economicistica che per tanti anni ha affermato la proporzionalità diretta tra disponibilità di beni materiali e benessere, il capitale immateriale viene trattato come un fattore imprescindibile ma non scontato della vita sociale, economica e politica. Esso richiede condizioni e contesti favorevoli per proliferare. Proprio a questo scopo può risultare funzionale il dialogo messo a punto nel fascicolo. Rappresentanti di fondazioni culturali (anche dette operating) e fondazioni di origine bancaria (o grant-marking) si confrontano sul terreno comune dell’attività culturale, portando all’attenzione del

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Paradoxa, ANNO II – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2008

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Più sani, più malati a cura di Maria T. Russo Che cos’è «malattia» oggi nel sentire comune? E la salute è una condizione di sanità psico-fisica o una diffusa percezione di benessere? Il numero 4/2008 di «Paradoxa» riflette sugli attuali modelli di medicina e sul labile confine tra il giusto «prendersi cura» e la medicalizzazione forzata dell’esistenza. Come i contributi suggeriscono, affannarsi per la salute non è necessariamente indice di un atteggiamento sano. Si tratta il più delle volte di una rischiosa distorsione, dalla quale non sono immuni i medici che, dimenticando il giuramento di Ippocrate, trasformano il loro mestiere in professione. Due sono i principi bioetico-deontologici che il giuramento veicola: l’impegno del medico ad autolimitare i propri poteri, la difesa della vita umana. Questi principi sono ancora attuali? Nel rispondere alla questione, gli autori offrono sia un’analisi degli aspetti tecnico-metodologici, sia una riflessione teorica sullo slittamento avvenuto nell’era della tecnocrazia: da un quadro relazionale a una nozione individualistica e industrializzata della medicina, dalla cura dell’uomo all’inseguimento di sempre nuove risorse tecnologiche; o ancora, dalla salute come stato di forma che consente di svolgere le normali attività alla salute come condizione di benessere psicologico da preservare a tutti i costi.

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Paradoxa, ANNO II – Numero 3 – Luglio/Settembre 2008

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Sinistra e Destra allo specchio a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca «Destra e sinistra. Ancora queste le categorie del politico» è il titolo del seminario svoltosi il 13 marzo 2008 presso la Fondazione Nova Spes. Ne è scaturito il fascicolo 3/2008 di «Paradoxa», a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca. Il numero affronta un tema tanto attuale quanto, per certi versi, scontato. E tuttavia la riflessione, condotta non già nell’idea di risolvere problemi, ma di fare un punto della situazione alla luce dei cambiamenti degli ultimi anni, contribuisce a quel lavoro pre-politico che solo libera dalle barriere ideologiche e dalla sindrome dei «mali assoluti». Nella sezione «a due voci» si confrontano L. Lanna e G. Pasquino, squadernando le categorie costitutive dell’immaginario politico, rispettivamente, di destra e di sinistra. Un approccio diverso è applicato da D. Cofrancesco, il quale sceglie di offrire una definizione per metafore. La «e» frapposta tra i due termini, ci si domanda infine, descrive davvero una dicotomia, quale quella di cui narra la storia S. De Luca? Dai contributi di G. Tassani e F. Nobili emergerebbe una risposta univoca. Non è possibile comprimere il giudizio storico nella polarità destra/sinistra: lo testimonia la

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Paradoxa, ANNO II – Numero 2 – Aprile/Giugno 2008

La politica ha bisogno della religione? a cura di Stefano Semplici Il secondo numero di «Paradoxa» 2008 è curato da Stefano Semplici e si mette sulla scia del precedente, proseguendo la riflessione sulle declinazioni del politico. Il binomio centrale questa volta tiene insieme politica e religione. Un terzo termine, «bisogno», campeggia nel titolo, che rovescia in un interrogativo l’affermazione contenuta nel libro pubblicato nel 2006 da Brendan Sweetman. «Paradoxa», conformemente alla sua missione, cerca di sgombrare il campo dai pregiudizi, in primis quello che condanna il cattolico che fa cultura. Costui si troverebbe preso in un doppio vincolo: essere «prevedibile», o non essere cattolico. L’immagine del credente come di qualcuno che già sa cosa deve pensare su ogni problema è però irrealistica, proprio come la contrapposizione tra laici e credenti nel modo di affrontare la vita associata. Il terreno così dissodato viene percorso dagli autori, che fissano i termini della questione: i modelli teorici dominanti in filosofia politica segnalano oggi una apertura alla religione che mette in crisi il paradigma della secolarizzazione. Ne scaturiscono diverse domande, sul fronte pratico. Qual è il ruolo del voto dei cattolici? Quale funzione essi possono svolgere nel contrastare il nichilismo soggettivistico nell’attuale fase storica

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