Paradoxa, ANNO X – Numero 2 – Aprile/Giugno 2016

La geopolitica che viene A cura di Emidio Diodato Lo spazio che abitiamo non è (solo, né soprattutto) quello delle leggi astronomiche e fisiche, ma è un effetto politico, come tale passibile di consenso (o dissenso) e di azioni volte a modificarne i connotati. Non di altro, in fondo, si discute in questo fascicolo: di «geopolitica», appunto, strano connubio tra la storia e la geografia (e molto altro), che si presenta come un insieme di problemi e metodi tanto imprescindibile per la comprensione del presente, quanto negletto soprattutto in area italiana. Per questo motivo, sin dall’Introduzione, il Curatore Emidio Diodato ha scelto di muoversi su un doppio binario: quello di offrire le coordinate indispensabili per orientarsi in un ambito problematico non necessariamente familiare al lettore (quando è nato il termine ‘geopolitica’? quali sono i modelli teorici principali?), ma anche quello di provare a tratteggiare alcune linee prospettiche lungo le quali sia possibile immaginare anche l’evoluzione della geopolitica, oltre che il solo stato dell’arte. È in tale cornice che si discute del controverso TTIP, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Di Nolfo), o della politica estera della Russia di Putin, alla ricerca di uno statuto post-bipolare (Giusti); e ancora dei processi

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Paradoxa, ANNO IX – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2015

La scomparsa delle culture politiche in Italia A cura di Gianfranco Pasquino Il muro di Berlino si è abbattuto rovinosamente non soltanto sui partiti politici italiani che avevano dominato la storia nazionale della prima fase della Repubblica, ma anche sulle varie culture di cui questi si facevano, in modo più o meno aderente, portavoce: liberalismo, cattolicesimo-democratico, socialismo, comunismo, azionismo, federalismo, che sino a quel momento avevano dato espressione a una realtà politica poliedrica, subiscono più o meno direttamente il contraccolpo del crollo delle ideologie. Muovendo dalla constatazione di un dato di fatto, vale a dire l’incapacità, da parte dei molteplici volti della cultura politica italiana, di leggere la realtà seguita al 1989 e di adeguarsi al mutamento dei tempi, questo fascicolo di Paradoxa, attraverso le analisi dei vari autori interpellati, procede ricostruendo gli sviluppi della fisionomia e le cause della scomparsa delle varie culture politiche italiane: dalla socialista (Amato) alla liberale (Rebuffa), dalla cattolico-democratica (Giovagnoli) alla comunista (Occhetto), da quella di destra (Veneziani) a quella azionista (Merlini) e ‘gramsciazionista’ (Cofrancesco). Una panoramica generale è quindi offerta dal curatore Pasquino, che apre alle questioni via via messe in campo dai singoli autori, e da Valbruzzi, che avanza cinque tesi sulla scomparsa

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Paradoxa, ANNO IX – Numero 3 – Luglio/Settembre 2015

Europa. Ne abbiamo abbastanza? A cura di Roberto Castaldi A fronte di una crisi economica quasi decennale e di un quadro geopolitico instabile, l’Unione Europea vive un momento storico particolarmente delicato, di cui la crisi greca, gli imponenti fenomeni migratori e i conflitti in Medio Oriente rappresentano alcuni esempi paradigmatici. Da più parti ci si è interrogati sull’opportunità o meno di continuare a perseguire un progetto europeo. Ecco in che senso, volutamente equivoco, la questione se «ne abbiamo abbastanza» dell’Europa si impone. Sotto questo profilo, le pagine di questo fascicolo di «Paradoxa» fermano proprio quegli elementi che, ad avviso degli autori, possono rappresentare una adeguata chiave di lettura e di intervento per un rafforzamento degli equilibri dell’Unione: anzitutto ricordando le conquiste guadagnate, quindi mettendo in luce le sfide da affrontare, sia sul versante politico che su quello economico. In particolar modo, sul piano politico quel che emerge con preponderanza è la convinzione che occorra una salda legittimazione di una sovranità europea, mentre su quello economico si rivela in prima istanza un deficit di governance. Tra le possibili risposte viene avanzata l’idea, condivisa da molti degli autori, di una necessaria federalizzazione dell’UE. Ci si interroga inoltre sul ruolo che, nel quadro

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Paradoxa, ANNO IX – Numero 2 – Aprile/Giugno 2015

Una giustizia sbilanciata A cura di Justin O. Frosini In Italia si parla dei problemi del sistema giudiziario da lungo tempo. Molti ritengono che esso sia sovraccarico, sotto-finanziato ed eccessivamente burocratizzato, il che rende difficile per i cittadini avvalersi di processi veloci. In questo numero di «Paradoxa» si è cercato di affrontare alcuni dei problemi di fondo della giustizia, dai quali emerge l’equilibrio ‘sbilanciato’ che la caratterizza. Dalla progressiva espansione del potere giudiziario in Italia negli ultimi decenni all’eccessiva durata delle tempistiche burocratiche che connota il funzionamento della giustizia civile; dal controverso ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura a seguito della riforma proposta dal Governo Renzi alle problematiche inerenti l’impianto legislativo, in ordine soprattutto a deficienze nella qualità redazionale e ipertrofie normative; dall’evoluzione e progressiva estensione di competenze dell’ordinamento giudiziario antimafia nell’ultimo trentennio alla disamina di alcune sentenze giudiziarie controverse da parte della Corte Costituzionale (aspetto esaminato dal curatore Frosini). Si staglia un quadro di cui, da molteplici angolazioni, i vari contributi concorrono a dipingere i tratti meno limpidi: un passaggio necessario per elaborare una proposta di intervento concreta, collettiva, che contribuisca a ‘ribilanciare’ la giustizia italiana. Indice:

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Paradoxa, ANNO IX– Numero 1 – Gennaio/Marzo 2015

Una storia presidenziale (2006-2015) A cura di Gianfranco Pasquino   All’indomani delle dimissioni di Giorgio Napolitano dalla Presidenza della Repubblica, formulare un giudizio complessivo sulla sua «storia presidenziale» sembra possibile, forse addirittura doveroso. Questo numero di «Paradoxa» ferma alcuni degli aspetti più discussi dei due mandati di Napolitano, calandoli all’interno della delicata congiuntura storica in cui il Presidente si è trovato a operare. Non si può tacere allora sul (controverso) interventismo politico di cui Napolitano in più di una occasione ha dato prova (elemento, questo, su cui non a caso indugiano quasi tutti gli autori: da Gianfranco Pasquino, curatore del numero, a Ugo De Siervo; da Selena Grimaldi a Valentina Reda; da Ilvo Diamanti a Sofia Ventura); oltre a ciò, a comporre questa «storia presidenziale» concorrono in varia misura un deciso profilo europeistico (sottolineato specialmente da Marco Valbruzzi), una attenzione costante nei riguardi di un non più rinviabile programma di riforme istituzionali e una non comune capacità comunicativa. Ulteriori elementi di riflessione provengono poi dalle pagine di Ilvo Diamanti, che ricostruisce il percorso presidenziale dal punto di vista dell’opinione pubblica, e di Paolo Pombeni, che sottolinea la capacità, da parte di Napolitano, di tenere in equilibrio volontà personale e circostanze

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Paradoxa, ANNO VIII – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2014

Dalla quantità al merito Una proposta per valutare gli istituti culturali A cura di Stefano Zamagni Viviamo in una congiuntura storica in cui, complici una crisi finanziaria quasi decennale e una crescente instabilità sociale, ottimizzare le risorse è una necessità imprescindibile; e lo è, di conseguenza, valutare al meglio le prestazioni dei soggetti cui sono destinate. Gli istituti culturali non fanno eccezione. Il fascicolo di Paradoxa 4/2014, Dalla quantità al merito, attraverso le pagine introduttive del curatore Stefano Zamagni, dà voce a una questione ormai ineludibile: in un’epoca che richiede di ottimizzare le risorse disponibili ed esige pertanto la quantificazione in ordine ai risultati prodotti, attribuire un metro di valore anche alla cultura (agli istituti che la promuovono, alla ricerca di coloro che vi partecipano, alle iniziative tese a diffonderla) sembrerebbe, in modo paradossale, l’unica via per tutelarla. Ma è davvero possibile “misurare la cultura”? Senza sottacere le difficoltà teoriche relative a tale interrogativo di fondo, il lavoro delle due autrici Battistoni e Pedrini muove da questo punto per proporre una batteria di indicatori di valutazione per gli istituti culturali, che intende essere uno strumento utile tanto per i decisori, quanto per gli istituti stessi che vogliano impegnarsi in un

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Paradoxa, ANNO VIII – Numero 3 – Luglio/Settembre 2014

Consumismo culturale. La sinistra ci ripensa? A cura di Dino Cofrancesco Il tema del consumismo culturale parrebbe essere stato da sempre politicamente orientato in modo nitido e facilmente riconoscibile: se la ‘destra’ promuove la cultura d’intrattenimento, lo svago disimpegnato, la ‘sinistra’ ne prende le distanze in modo critico. Sennonché negli ultimi tempi l’industria culturale sembrerebbe aver iniziato a permeare anche gli ambienti di sinistra, a farsene veicolo comunicativo: dal Pasolini critico del disimpegno intellettuale propugnato dal capitalismo si passa allora al Festival di Sanremo di Fazio e Littizzetto, emblema di come la cultura d’evasione sia divenuta veicolo di trasmissione di ideali politici. E dunque, ‘la sinistra ci ripensa?’. Ecco la domanda di fondo che muove questo numero di Paradoxa e che coinvolge da varie prospettive gli autori chiamati in causa: dalle riflessioni di Paolo Bonetti, che sottolinea l’atteggiamento progressivamente compromissorio della sinistra nei confronti della ‘cultura bassa’, e Mario Aldo Toscano, che affronta la questione partendo da una conversazione dotta tra docenti e dottorandi; alle considerazioni di Sergio Belardinelli e Marcello Veneziani, che indugiano sul tema della cultura di massa declinandolo specificamente in rapporto a quella cattolica, l’uno sottolineandone le peculiarità rispetto all’atteggiamento critico della Scuola di Francoforte e l’altro

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Paradoxa, ANNO VIII – Numero 2 – Aprile/Giugno 2014

  I guasti della Comunicazione A cura di Mario Morcellini Sappiamo molto sulla comunicazione e troppo poco sulle sue conseguenze. Che si tratti dei media tradizionali o di quelli digitali, l’overdose di informazione e di dibattito determina una nuova opacità, in virtù della quale qualsiasi tentativo di problematizzazione dello strumento comunicativo parrebbe destinato a risolversi immediatamente, in modo paradossale, in una sua riaffermazione performativa: il linguaggio e le categorie che lo veicolano sono infatti, ancora una volta, quelli messi a disposizione dai mezzi di comunicazione. Si innesca in tal modo una circolarità viziosa tra l’oggetto e il mezzo di informazione, che lacera ulteriormente la critica e il senso comune tra i due atteggiamenti, opposti ed estremizzati, di euforia e fondamentalismo, che certo non aiutano a venire a capo della questione. È su questo corto-circuito che questo fascicolo di Paradoxa sceglie di intervenire, provando a portare alla luce i ‘guasti’, vale a dire le aporie e i paradossi, della società della comunicazione: a partire da quelli del solipsismo, dell’inconsapevolezza e della disinformazione (su cui si sofferma il curatore Morcellini) si dipana un intreccio di contraddizioni esacerbate dalla realtà mediatica. Gli effetti sono nettamente percepibili nella sfera politica, con una marcata crisi

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Paradoxa, ANNO VIII – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2014

La Repubblica di Sartori a cura di Gianfranco Pasquino Questo fascicolo di Paradoxa esplora le caratteristiche della Repubblica, così come pensate e costruite da Giovanni Sartori, al quale, in occasione del suo novantesimo compleanno, il numero è dedicato. Le questioni a cui, a partire da questo snodo, i vari autori danno voce sono molteplici, sebbene, come sottolinea Pasquino, la domanda di fondo sia una: come si costruisce, si mantiene e si trasforma una buona Repubblica? Il che si traduce in un altro interrogativo: qual è il ruolo della democrazia, specie a fronte delle sfide poste da una società modernizzata che, sotto più riguardi, ne esaspera le tensioni? Una panoramica ad ampio respiro consente di perimetrare alcune questioni specifiche: ecco allora che alla triplice crisi (legittimità, secolarizzazione e distribuzione) segnalata da Pellicani, si accompagna il pericolo di conflitto di interessi tra politica ed economia, inscritto in uno Stato sociale. Ancora: la proliferazione dei nuovi media rappresenta una sfida tutt’altro che trascurabile, specie nella misura in cui rischia di tradursi in una perdita di capacità critica da parte dell’opinione pubblica. I nodi fondamentali della concezione sartoriana di democrazia possono essere ricondotti alla nozione di ‘poliarchia selettiva’, l’ideale cui, ad avviso di Sartori,

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