Paradoxa, ANNO X – Numero 2 – Aprile/Giugno 2016

La geopolitica che viene
A cura di Emidio Diodato

Lo spazio che abitiamo non è (solo, né soprattutto) quello delle leggi astronomiche e fisiche, ma è un effetto politico, come tale passibile di consenso (o dissenso) e di azioni volte a modificarne i connotati. Non di altro, in fondo, si discute in questo fascicolo: di «geopolitica», appunto, strano connubio tra la storia e la geografia (e molto altro), che si presenta come un insieme di problemi e metodi tanto imprescindibile per la comprensione del presente, quanto negletto soprattutto in area italiana. Per questo motivo, sin dall’Introduzione, il Curatore Emidio Diodato ha scelto di muoversi su un doppio binario: quello di offrire le coordinate indispensabili per orientarsi in un ambito problematico non necessariamente familiare al lettore (quando è nato il termine ‘geopolitica’? quali sono i modelli teorici principali?), ma anche quello di provare a tratteggiare alcune linee prospettiche lungo le quali sia possibile immaginare anche l’evoluzione della geopolitica, oltre che il solo stato dell’arte. È in tale cornice che si discute del controverso TTIP, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Di Nolfo), o della politica estera della Russia di Putin, alla ricerca di uno statuto post-bipolare (Giusti); e ancora dei processi di trasformazione della cultura islamica alla luce dell’auto-narrazione che dà di sé (Giro), così come della nuova concettualità geopolitica richiesta dalla violenza negli spazi urbani (Tomasello). Non sono che alcune delle forze in campo. Lo spazio che in tal modo si viene definendo è la risultante dinamica di queste forze, piuttosto che l’orizzonte dato all’interno del quale queste si scontrano.

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