Paradoxa, ANNO III – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2009

Dove sta la coscienza? a cura di Marta Olivetti Belardinelli Quali eventi corporei manifestano la coscienza (e quali no)? Non è solo un problema teorico affascinante: immediati e talvolta drammatici i risvolti pratici. Si pensi soltanto all’evoluzione del libero arbitrio nel contesto degli sviluppi tecnologici odierni, che si mostrano potenzialmente in grado di distruggere la stessa possibilità di esercitare un volere conscio. «Paradoxa» 4/2009 offre, con la curatela di Marta Olivetti Belardinelli, una panoramica delle acquisizioni contemporanee nei diversi settori disciplinari interessati: filosofia, fenomenologia, robotica, computazione, psicologia, psicoanalisi, psicoterapia. La cautela adottata è quella di evitare gli scogli di una meta-definizione astratta del concetto di coscienza, indipendente cioè dalle sue manifestazioni nei sistemi cognitivi naturali e artificiali. Ognuno dei contributi non solo tenta di reagire, così, alle sollecitazioni derivanti dalle diverse branche elencate, ma fornisce anche un quadro delle possibilità di riposta alla domanda sulla sostanzialità della coscienza. Nell’articolare tali risposte, gli autori mostrano «sul campo» come la definizione degli stessi fenomeni e le modalità di accertamento varino anche internamente alla medesima disciplina, lungo un arco che va dalla semplice reazione non casuale a stimoli ambientali sino alla più alta consapevolezza della reazione stessa. Questi e altri spunti offerti dal

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Paradoxa, ANNO III – Numero 2 – Aprile/Giugno 2009

Seven. Crisi capitale & peccati globali a cura di Luigi Cappugi Il fascicolo di «Paradoxa» curato da Luigi Cappugi legge la crisi attraverso una chiave inedita. Il filo narrativo viene rintracciato nell’apparato simbolico offerto dai sette peccati capitali. Ogni autore ci accompagna così in una discesa all’inferno del nostro tempo, una discesa che non nega anzi prelude a un’offerta di speranza. Superbia: nei contributi di Vitale e Cappugi, ci riporta alle deviazioni economiche dei nostri anni e alla gestione della superpotenza Usa, che nella sua attitudine a considerarsi nazione eletta traina il mondo verso un modello di crescita basato sul debito. Avarizia: per Zamagni e Motterlini è la radice peccaminosa di quel comportamento umano che, per natura tendente alla passione acquisitiva, ha finito per legittimare l’avidità sulla base dell’ethos dell’efficienza. Lussuria: nel suo dominio ricade per Vittorio Mathieu persino l’immissione di nuova liquidità, soluzione illusoria alla crisi. Ira: emozione negativa da cui originano per Carlo Jean il conflitto e la guerra, è al contempo positiva nella sua capacità di generare coesione ed eroismo. Gola: il fondatore di Slow Food Carlo Petrini considera peccato non la gola in sé, ma l’eccesso e lo spreco, la furia omogeneizzante della società dei consumi.

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Paradoxa, ANNO II – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2008

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Più sani, più malati a cura di Maria T. Russo Che cos’è «malattia» oggi nel sentire comune? E la salute è una condizione di sanità psico-fisica o una diffusa percezione di benessere? Il numero 4/2008 di «Paradoxa» riflette sugli attuali modelli di medicina e sul labile confine tra il giusto «prendersi cura» e la medicalizzazione forzata dell’esistenza. Come i contributi suggeriscono, affannarsi per la salute non è necessariamente indice di un atteggiamento sano. Si tratta il più delle volte di una rischiosa distorsione, dalla quale non sono immuni i medici che, dimenticando il giuramento di Ippocrate, trasformano il loro mestiere in professione. Due sono i principi bioetico-deontologici che il giuramento veicola: l’impegno del medico ad autolimitare i propri poteri, la difesa della vita umana. Questi principi sono ancora attuali? Nel rispondere alla questione, gli autori offrono sia un’analisi degli aspetti tecnico-metodologici, sia una riflessione teorica sullo slittamento avvenuto nell’era della tecnocrazia: da un quadro relazionale a una nozione individualistica e industrializzata della medicina, dalla cura dell’uomo all’inseguimento di sempre nuove risorse tecnologiche; o ancora, dalla salute come stato di forma che consente di svolgere le normali attività alla salute come condizione di benessere psicologico da preservare a tutti i costi.

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Paradoxa, ANNO II – Numero 3 – Luglio/Settembre 2008

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Sinistra e Destra allo specchio a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca «Destra e sinistra. Ancora queste le categorie del politico» è il titolo del seminario svoltosi il 13 marzo 2008 presso la Fondazione Nova Spes. Ne è scaturito il fascicolo 3/2008 di «Paradoxa», a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca. Il numero affronta un tema tanto attuale quanto, per certi versi, scontato. E tuttavia la riflessione, condotta non già nell’idea di risolvere problemi, ma di fare un punto della situazione alla luce dei cambiamenti degli ultimi anni, contribuisce a quel lavoro pre-politico che solo libera dalle barriere ideologiche e dalla sindrome dei «mali assoluti». Nella sezione «a due voci» si confrontano L. Lanna e G. Pasquino, squadernando le categorie costitutive dell’immaginario politico, rispettivamente, di destra e di sinistra. Un approccio diverso è applicato da D. Cofrancesco, il quale sceglie di offrire una definizione per metafore. La «e» frapposta tra i due termini, ci si domanda infine, descrive davvero una dicotomia, quale quella di cui narra la storia S. De Luca? Dai contributi di G. Tassani e F. Nobili emergerebbe una risposta univoca. Non è possibile comprimere il giudizio storico nella polarità destra/sinistra: lo testimonia la

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Paradoxa, ANNO II – Numero 2 – Aprile/Giugno 2008

La politica ha bisogno della religione? a cura di Stefano Semplici Il secondo numero di «Paradoxa» 2008 è curato da Stefano Semplici e si mette sulla scia del precedente, proseguendo la riflessione sulle declinazioni del politico. Il binomio centrale questa volta tiene insieme politica e religione. Un terzo termine, «bisogno», campeggia nel titolo, che rovescia in un interrogativo l’affermazione contenuta nel libro pubblicato nel 2006 da Brendan Sweetman. «Paradoxa», conformemente alla sua missione, cerca di sgombrare il campo dai pregiudizi, in primis quello che condanna il cattolico che fa cultura. Costui si troverebbe preso in un doppio vincolo: essere «prevedibile», o non essere cattolico. L’immagine del credente come di qualcuno che già sa cosa deve pensare su ogni problema è però irrealistica, proprio come la contrapposizione tra laici e credenti nel modo di affrontare la vita associata. Il terreno così dissodato viene percorso dagli autori, che fissano i termini della questione: i modelli teorici dominanti in filosofia politica segnalano oggi una apertura alla religione che mette in crisi il paradigma della secolarizzazione. Ne scaturiscono diverse domande, sul fronte pratico. Qual è il ruolo del voto dei cattolici? Quale funzione essi possono svolgere nel contrastare il nichilismo soggettivistico nell’attuale fase storica

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