Michael Cox – FROM THE COLD WAR TO THE WAR ON TERROR OR WHY THE TRANSATLANTIC RELATIONSHIP MAY NOT BE INEVITABLE

Introduction In a brilliant and original study on the state of the western alliance written in the early years of the 21st century (see Parsi 2005), Vittorio Parsi advanced the  unfashionable thesis against critics of the Alliance that however much the unity of the West may have been tested by the Bush administration’s decision to go to war against Iraq in 2003, in the end what united  Europeans and Americans would always trump that which divided them. A combination of shared values, overriding security needs, the logic of globalization, and last but not least,  European dependency on the United States in an international system that was bound to remain unipolar, effectively meant that the two were bound together for the foreseeable future. The ocean dividing the two might have seemed wide. Separation however was not an option. Nor according to Parsi was it in anybody’s interest for this to happen. Indeed, as he noted in an aside, it was high time for certain core groups to recognize that neither continent could flourish without the other’s support. Nor of course could the world as a whole. As he pointed out, friendship between Europe and the United States was just not an

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Seminario – La paura come attore politico

18 giugno 2008, Roma Libreria Croce, Corso Vittorio Emanuele II Il giorno 18 Giugno 2008, alle ore 18.00 presso la Libreria Croce si è svolta la presentazione del n.1/2008 di ParadoXa, La paura come attore politico. Il fascicolo è stato presentato dal curatore, Vittorio Emanuele Parsi – Professore di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed editorialista di Avvenire – e da Stefano Dambruoso, – Magistrato della Procura di Milano con esperienze nel campo dell’antimafia e dell’antiterrorismo. Relatori: Vittorio Emanuele Parsi, Stefano Dambruoso. Moderatore: Pierluigi Valenza

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Paradoxa, ANNO II – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2008

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Più sani, più malati a cura di Maria T. Russo Che cos’è «malattia» oggi nel sentire comune? E la salute è una condizione di sanità psico-fisica o una diffusa percezione di benessere? Il numero 4/2008 di «Paradoxa» riflette sugli attuali modelli di medicina e sul labile confine tra il giusto «prendersi cura» e la medicalizzazione forzata dell’esistenza. Come i contributi suggeriscono, affannarsi per la salute non è necessariamente indice di un atteggiamento sano. Si tratta il più delle volte di una rischiosa distorsione, dalla quale non sono immuni i medici che, dimenticando il giuramento di Ippocrate, trasformano il loro mestiere in professione. Due sono i principi bioetico-deontologici che il giuramento veicola: l’impegno del medico ad autolimitare i propri poteri, la difesa della vita umana. Questi principi sono ancora attuali? Nel rispondere alla questione, gli autori offrono sia un’analisi degli aspetti tecnico-metodologici, sia una riflessione teorica sullo slittamento avvenuto nell’era della tecnocrazia: da un quadro relazionale a una nozione individualistica e industrializzata della medicina, dalla cura dell’uomo all’inseguimento di sempre nuove risorse tecnologiche; o ancora, dalla salute come stato di forma che consente di svolgere le normali attività alla salute come condizione di benessere psicologico da preservare a tutti i costi.

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Paradoxa, ANNO II – Numero 3 – Luglio/Settembre 2008

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Sinistra e Destra allo specchio a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca «Destra e sinistra. Ancora queste le categorie del politico» è il titolo del seminario svoltosi il 13 marzo 2008 presso la Fondazione Nova Spes. Ne è scaturito il fascicolo 3/2008 di «Paradoxa», a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca. Il numero affronta un tema tanto attuale quanto, per certi versi, scontato. E tuttavia la riflessione, condotta non già nell’idea di risolvere problemi, ma di fare un punto della situazione alla luce dei cambiamenti degli ultimi anni, contribuisce a quel lavoro pre-politico che solo libera dalle barriere ideologiche e dalla sindrome dei «mali assoluti». Nella sezione «a due voci» si confrontano L. Lanna e G. Pasquino, squadernando le categorie costitutive dell’immaginario politico, rispettivamente, di destra e di sinistra. Un approccio diverso è applicato da D. Cofrancesco, il quale sceglie di offrire una definizione per metafore. La «e» frapposta tra i due termini, ci si domanda infine, descrive davvero una dicotomia, quale quella di cui narra la storia S. De Luca? Dai contributi di G. Tassani e F. Nobili emergerebbe una risposta univoca. Non è possibile comprimere il giudizio storico nella polarità destra/sinistra: lo testimonia la

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Paradoxa, ANNO II – Numero 2 – Aprile/Giugno 2008

La politica ha bisogno della religione? a cura di Stefano Semplici Il secondo numero di «Paradoxa» 2008 è curato da Stefano Semplici e si mette sulla scia del precedente, proseguendo la riflessione sulle declinazioni del politico. Il binomio centrale questa volta tiene insieme politica e religione. Un terzo termine, «bisogno», campeggia nel titolo, che rovescia in un interrogativo l’affermazione contenuta nel libro pubblicato nel 2006 da Brendan Sweetman. «Paradoxa», conformemente alla sua missione, cerca di sgombrare il campo dai pregiudizi, in primis quello che condanna il cattolico che fa cultura. Costui si troverebbe preso in un doppio vincolo: essere «prevedibile», o non essere cattolico. L’immagine del credente come di qualcuno che già sa cosa deve pensare su ogni problema è però irrealistica, proprio come la contrapposizione tra laici e credenti nel modo di affrontare la vita associata. Il terreno così dissodato viene percorso dagli autori, che fissano i termini della questione: i modelli teorici dominanti in filosofia politica segnalano oggi una apertura alla religione che mette in crisi il paradigma della secolarizzazione. Ne scaturiscono diverse domande, sul fronte pratico. Qual è il ruolo del voto dei cattolici? Quale funzione essi possono svolgere nel contrastare il nichilismo soggettivistico nell’attuale fase storica

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Paradoxa, ANNO II – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2008

La Paura come attore politico a cura di Vittorio E. Parsi Le declinazioni della paura sono così numerose da sollevare la domanda se la paura stessa non si leghi originariamente alla vita. È questo il presupposto, radicale, da cui prende le mosse il fascicolo I/2008 di «Paradoxa» a cura di V.E. Parsi, Professore di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed editorialista di Avvenire. Se la paura è all’origine della vita, essa è della politica al contempo origine e potenziale limite. Incertezza e insicurezza sono infatti la causa principale del rapporto di obbligazione. Compito delle istituzioni liberali, tuttavia, è oggi proprio quello di superare il trade-off paura/libertà. Di fronte alle sfide del terrorismo su cui riflette M. Cox occorre cioè trasformare la paura della libertà in una più propositiva paura per la libertà. Si delineano nel numero, così, problemi e possibili soluzioni. Tra i primi: mafia, mercato, potere sovrano, ruolo dei media e linguaggio della paura, perdita delle sicurezze tradizionali a fronte della crisi della modernità. Tra le soluzioni, l’evocazione del principio della «nonpaura» proprio della cultura indiana, e alcune istanze più concrete: valorizzazione del capitale sociale, accentuazione della singolarità personale, trasformazione dell’esitazione in consapevolezza della

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