Paradoxa, ANNO III – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2009

Quando il capitale è la cultura a cura di Laura Paoletti Gli istituti e le fondazioni culturali possono svolgere una funzione insostituibile per il Paese: a patto che siano disposti a ripensarsi e a collaborare, al fine di intercettare le nuove esigenze della società. Quali sono le strategie per valorizzare al meglio il capitale culturale? Che cosa significa fare politica culturale? Cercando una riposta a questi interrogativi, il numero apre il filone di ricerca poi confluito nel fascicolo 4/2010 di «Paradoxa». Gli autori cercano di forzare lo schema che costringe a ragionare di cultura in termini di «beni culturali», di superare cioè l’idea che la assimila a un bene, a una cosa tra le cose. Di contro alla visione economicistica che per tanti anni ha affermato la proporzionalità diretta tra disponibilità di beni materiali e benessere, il capitale immateriale viene trattato come un fattore imprescindibile ma non scontato della vita sociale, economica e politica. Esso richiede condizioni e contesti favorevoli per proliferare. Proprio a questo scopo può risultare funzionale il dialogo messo a punto nel fascicolo. Rappresentanti di fondazioni culturali (anche dette operating) e fondazioni di origine bancaria (o grant-marking) si confrontano sul terreno comune dell’attività culturale, portando all’attenzione del

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Paradoxa, ANNO II – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2008

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Più sani, più malati a cura di Maria T. Russo Che cos’è «malattia» oggi nel sentire comune? E la salute è una condizione di sanità psico-fisica o una diffusa percezione di benessere? Il numero 4/2008 di «Paradoxa» riflette sugli attuali modelli di medicina e sul labile confine tra il giusto «prendersi cura» e la medicalizzazione forzata dell’esistenza. Come i contributi suggeriscono, affannarsi per la salute non è necessariamente indice di un atteggiamento sano. Si tratta il più delle volte di una rischiosa distorsione, dalla quale non sono immuni i medici che, dimenticando il giuramento di Ippocrate, trasformano il loro mestiere in professione. Due sono i principi bioetico-deontologici che il giuramento veicola: l’impegno del medico ad autolimitare i propri poteri, la difesa della vita umana. Questi principi sono ancora attuali? Nel rispondere alla questione, gli autori offrono sia un’analisi degli aspetti tecnico-metodologici, sia una riflessione teorica sullo slittamento avvenuto nell’era della tecnocrazia: da un quadro relazionale a una nozione individualistica e industrializzata della medicina, dalla cura dell’uomo all’inseguimento di sempre nuove risorse tecnologiche; o ancora, dalla salute come stato di forma che consente di svolgere le normali attività alla salute come condizione di benessere psicologico da preservare a tutti i costi.

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Paradoxa, ANNO II – Numero 3 – Luglio/Settembre 2008

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Sinistra e Destra allo specchio a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca «Destra e sinistra. Ancora queste le categorie del politico» è il titolo del seminario svoltosi il 13 marzo 2008 presso la Fondazione Nova Spes. Ne è scaturito il fascicolo 3/2008 di «Paradoxa», a cura di Giuseppe Parlato e Stefano De Luca. Il numero affronta un tema tanto attuale quanto, per certi versi, scontato. E tuttavia la riflessione, condotta non già nell’idea di risolvere problemi, ma di fare un punto della situazione alla luce dei cambiamenti degli ultimi anni, contribuisce a quel lavoro pre-politico che solo libera dalle barriere ideologiche e dalla sindrome dei «mali assoluti». Nella sezione «a due voci» si confrontano L. Lanna e G. Pasquino, squadernando le categorie costitutive dell’immaginario politico, rispettivamente, di destra e di sinistra. Un approccio diverso è applicato da D. Cofrancesco, il quale sceglie di offrire una definizione per metafore. La «e» frapposta tra i due termini, ci si domanda infine, descrive davvero una dicotomia, quale quella di cui narra la storia S. De Luca? Dai contributi di G. Tassani e F. Nobili emergerebbe una risposta univoca. Non è possibile comprimere il giudizio storico nella polarità destra/sinistra: lo testimonia la

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Paradoxa, ANNO II – Numero 2 – Aprile/Giugno 2008

La politica ha bisogno della religione? a cura di Stefano Semplici Il secondo numero di «Paradoxa» 2008 è curato da Stefano Semplici e si mette sulla scia del precedente, proseguendo la riflessione sulle declinazioni del politico. Il binomio centrale questa volta tiene insieme politica e religione. Un terzo termine, «bisogno», campeggia nel titolo, che rovescia in un interrogativo l’affermazione contenuta nel libro pubblicato nel 2006 da Brendan Sweetman. «Paradoxa», conformemente alla sua missione, cerca di sgombrare il campo dai pregiudizi, in primis quello che condanna il cattolico che fa cultura. Costui si troverebbe preso in un doppio vincolo: essere «prevedibile», o non essere cattolico. L’immagine del credente come di qualcuno che già sa cosa deve pensare su ogni problema è però irrealistica, proprio come la contrapposizione tra laici e credenti nel modo di affrontare la vita associata. Il terreno così dissodato viene percorso dagli autori, che fissano i termini della questione: i modelli teorici dominanti in filosofia politica segnalano oggi una apertura alla religione che mette in crisi il paradigma della secolarizzazione. Ne scaturiscono diverse domande, sul fronte pratico. Qual è il ruolo del voto dei cattolici? Quale funzione essi possono svolgere nel contrastare il nichilismo soggettivistico nell’attuale fase storica

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Paradoxa, ANNO II – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2008

La Paura come attore politico a cura di Vittorio E. Parsi Le declinazioni della paura sono così numerose da sollevare la domanda se la paura stessa non si leghi originariamente alla vita. È questo il presupposto, radicale, da cui prende le mosse il fascicolo I/2008 di «Paradoxa» a cura di V.E. Parsi, Professore di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed editorialista di Avvenire. Se la paura è all’origine della vita, essa è della politica al contempo origine e potenziale limite. Incertezza e insicurezza sono infatti la causa principale del rapporto di obbligazione. Compito delle istituzioni liberali, tuttavia, è oggi proprio quello di superare il trade-off paura/libertà. Di fronte alle sfide del terrorismo su cui riflette M. Cox occorre cioè trasformare la paura della libertà in una più propositiva paura per la libertà. Si delineano nel numero, così, problemi e possibili soluzioni. Tra i primi: mafia, mercato, potere sovrano, ruolo dei media e linguaggio della paura, perdita delle sicurezze tradizionali a fronte della crisi della modernità. Tra le soluzioni, l’evocazione del principio della «nonpaura» proprio della cultura indiana, e alcune istanze più concrete: valorizzazione del capitale sociale, accentuazione della singolarità personale, trasformazione dell’esitazione in consapevolezza della

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Paradoxa, ANNO I – Numero 4 – Ottobre/Dicembre 2007

L’impresa di fronte alla polis L’emergenza della responsabilità sociale d’impresa a cura di Stefano Zamagni Il fascicolo che chiude l’annata inaugurale della rivista è a cura di Stefano Zamagni e chiama gli autori a discutere un fenomeno emergente: la responsabilità sociale d’impresa (Rsi). Il Curatore ne tematizza tre aspetti: la sua irriducibilità a una pratica filantropica, la convenienza economica rispetto al meccanismo degli incentivi, il carattere non strumentale. Quest’ultimo è argomentato, notoriamente, dai suoi detrattori, i quali ritengono che la Rsi sia un mero strumento utile a sopperire alle asimmetrie informative e ad accrescere le quote di mercato delle imprese. Diversi sono invece i benefici, almeno potenziali, della Rsi messi in luce nei contributi: incremento della domanda di consumatori eticamente sensibili; riduzione dei costi di transazione con gli stakeholders; capacità di fornire segnali affidabili sulla qualità dei prodotti; rinnovata attenzione agli aspetti comunicativi e di impatto socio-ambientale. Le implicazioni rispetto al clima organizzativo dell’impresa – quanto a sistemi di reclutamento e selezione, remunerazione e interazione tra i membri, motivazione dei dipendenti e riconfigurazione dei ruoli – risultano infine decisive. Eppure, molto resta ancora da fare, in termini culturali prima ancora che legislativi. Il dibattito esploso con la pubblicazione del Libro

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Paradoxa, ANNO I – Numero 3 – Luglio/Settembre 2007

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Vivibilità. Verso un cambio consapevole di paradigma a cura di Ugo Morelli Il numero 3/2007 di «Paradoxa», a cura di Ugo Morelli, è intitolato a una disamina complessiva della questione della vivibilità. Il tema non è nuovo – osserva Stefano Semplici nell’Editoriale – essendosi  imposto come interfaccia critica dei grandi processi di urbanizzazione e industrializzazione. Non è nuovo e tuttavia in esso ne va del nostro futuro. Il fascicolo si propone così di ripensarlo, alla luce dei progressi degli ultimi anni, nelle sue molteplici sfaccettature. Punto di partenza è la rinuncia alla facile scorciatoia delle contrapposizioni ad effetto: i poeti e gli ingegneri, la natura e la città, la decrescita e il profitto, le chiese e i laboratori. Merito dell’indagine, il tentativo di avanzare verso un cambio consapevole di paradigma. Non sono solo problemi contingenti di sostenibilità economica, ambientale  e politica a urgere in questa direzione, ma una riflessione più profonda sul bivio a cui l’umanità è giunta, oggi per la prima volta: autodistruggersi, o essere artefice del proprio destino (Morelli). Soluzioni concrete si affacciano per il lettore: la valorizzazione della  cultura e dell’«immateriale» (Sacco, Blessi); la riqualificazione della vita della città attraverso una serie di pratiche sapienti (Girard, Martinotti,

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Paradoxa, ANNO I – Numero 2 – Aprile/Giugno 2007

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Erotica Saggi di passione per la società a cura di Vittorio Mathieu D’Agostino ribalta la tendenza a concepire l’amore come un di più, necessario a completare la giustizia e a evitare che il summum ius divenga summa iniuria. Al contrario, l’amore è anteriore alla giustizia, la fonda e la sostiene. Zamagni fa qualcosa di analogo con l’economia: l’amore non serve a correggere il mercato e ad attenuarne la crudeltà, ma è il fondamento su cui il mercato può prosperare. Paoletti segue il filo dell’intreccio inestricabile tra i sentimenti e la temporalità. Aluffi Beck-Peccoz legge la questione nel Corano: l’amore viene da Dio e spesso è accostato all’amore per la donna; esige giustizia tra le mogli, quando siano «due o tre o quattro». Baharier, destreggiandosi nel labirinto del Talmud, vi trova il precetto: «Amerai per il tuo prossimo ciò che ami per te». Guerri e Veneto parlano dell’amore genitoriale, da loro vissuto di recente, e affrontano seriamente il pessimismo di Schopenhauer sull’opportunità di fare figli, un pessimismo su cui anche il saggio di Mathieu attira l’attenzione. Cotta affronta l’inattualità dell’amore autentico, e Belardinelli s’interroga sulle possibilità dell’amore nel postmoderno. Questi i contenuti del secondo fascicolo di «Paradoxa» ricostruiti nell’Editoriale dal Curatore,

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Paradoxa, ANNO I – Numero 1 – Gennaio/Marzo 2007

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Conflitto e identità a cura di Laura Paoletti «Paradoxa ritiene che un pubblico a cui rivolgersi esista. Pensa, in particolare, a coloro che fondano la propria identità su ben sviluppate certezze, e tuttavia convivono volentieri con la portata delle proprie domande». Con queste parole, dall’Editoriale della Direttrice Laura Paoletti, «Paradoxa» dà il via nel 2007 alla propria storia. La scelta del tema non è casuale. Proprio sulle possibili declinazioni del conflitto la Fondazione Nova Spes è andata riflettendo negli anni, nel corso di incontri e convegni: conflitto e immagine, conflitto e mercato, conflitto e regole, conflitto e vita, e ancora, conflitto e identità – il binomio che figura, appunto, nel titolo del primo fascicolo. Si potrebbero applicare alla storia e alla vocazione stessa di «Paradoxa», allora, le riflessioni introduttive svolte nel numero 1/2007 dal filosofo Vittorio Mathieu, Direttore Responsabile della rivista. Il conflitto non è di per sé distruttivo, perché per costruire la propria identità è necessario essere riconosciuti e riconoscere. Come mostrano i casi di competizione, e come rivela una lunga tradizione di pensiero filosofico e di concreti esempi storici, le tensioni dei conflitti possono essere molto proficue se governate da opportune regole. Su questo presupposto, di cui «Paradoxa»

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